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Dottori e pazienti tutti, sono tornato dalle ferie. Proprio di queste ferie vi vorrei parlare. Quest’anno abbiamo deciso di fare delle vacanze un pochino diverse. Libreria - 2066.jpgNiente di eccezionale, solo che noi (i fantastici 4 Zuck Smilza Badòn Pìgua) insieme ad un’altra famiglia di eguale composizione, dopo qualche giorno di campeggio in Austria (a St.Wolfgang) abbiamo affrontato il tratto della ciclabile del Danubio che conduce da Linz a Vienna (circa 220 km). Sei giorni di bicicletta lungo il fiume più importante d’Europa. Grazie all’organizzazione di Girolibero (che si appoggia alla Donau Touristik), i nostri bagagli sono stati trasportati da un albergo all’altro, siamo stati forniti di guida in italiano e abbiamo avuto a noleggio due biciclette più un carrellino e un cammellino. Una foto mostra cosa sia il cammellino. L’altra come Pigua e Badon stessero comodi sul carrellino. Prima di dedicare un post ad ogni tappa, vorrei fare alcune considerazioni generali.

Libreria - 1982.jpg Il percorso della ciclabile è adatto a tutti, ma proprio a tutti. La salita che ci ha messo più in difficoltà è stato un cavalcavia. Se ti tieni sul percorso in riva al Danubio, anche il trasporto di un carrellino con il peso di due bimbi (circa 30 chili in due) è stato agevole anche per uno senza allenamento come il vostro beneamato. Puoi deviare per visitare qualche paesino più abbarbicato e allora devi faticare. Per il resto, relax più completo, anche con il sole caldo dell’estate continentale.

L’organizzazione è stata all’altezza. Le bici e tutto il resto dell’attrezzatura erano in ottimo stato, perfettamente adatti allo scopo. Se l’albergo era un po’ imbriccato (leggi in collina), un pulmino ti veniva a prendere in riva al Danubio e portava te e l’attrezzatura a destinazione. Qualche volta, arrivati all’albergo, una valigia (sempre la stessa!) non era arrivata, ma veniva in pochi minuti recuperata e portata a destinazione dall’organizzazione.

Noi, avendo i bambini, eravamo un pochino a rimorchio dei loro ritmi, e quindi non abbiamo visitato tutto quello che si poteva visitare, abbiamo limitato al minimo le escursioni ‘fuori rotta’ e visto più parchi giochi che abbazie. Il consiglio che posso trarne è che, con ragazzi più grandi, che possano pedalare per conto loro (facciamo tra i dieci e i quattordici anni), la ciclabile diventa una vacanza ideale. Oppure, come ci siamo promessi io e Smilza, quando saremo vecchi (e chi ci crede?) e i figli faranno le vacanze per conto loro.

Lungo il percorso che abbiamo fatto, non a caso la ciclabile più famosa del mondo, tutto è a misura di bici, dai segnali lungo la strada ai traghetti che ti portano alla sponda opposta. Anche i bar sono disseminati non lungo la strada principale, ma lungo la ciclabile, anche se ripartire dopo aver mangiato wurstel e crauti e bevuto mezzo litro di birra non è proprio il massimo.

A breve posterò delle succinte descrizioni delle varie tappe.

iPhone

A parte che non me ne frega niente, ci deve essere qualcosa che non va. Chi ha provato l’iPhone dice:

non sta certo nel taschino della camicia, come il mio buon vecchio Nokia E61

Dimensioni di E61: 117×69.7×14 (mm)
Dimensioni di iPhone
: 115x61x11.6 (mm)
O Apple dice delle balle sulle dimensioni o Suz ha un taschino che si restringe ogni volta che vede un iPhone.
UPDATE: Suz, nei commenti, spiega l’arcano: non è il taschino che si stringe, è il nokia E61 che si stringe in modo da avere grande tascabilità.
A proposito del cellulare nel taschino della camicia, vi ricordo la regola numero 1.

giocattolone perchè è più grande del mio Tytn, il che è tutto dire…

Dimensioni di Tytn: 112.5x58x21.95 (mm)
Dimensioni di iPhone
: 115x61x11.6 (mm)
O Apple dice delle balle sulle dimensioni o Stefano vive in un mondo a due dimensioni.

Naturalmente, questo acume osservativo non è mio ma di Danilo e Giurgin.

Nelle mani giuste

Nelle mani giuste di Giancarlo De Cataldo si ricollega a Romanzo CriminaleNelle mani giuste portando l’azione all’inizio degli anni novanta, quando la bufera di Mani Pulite aveva destabilizzato la scena politica italiana. Gli eredi del Vecchio, protagonista ombra del precedente romanzo, si adoperano per far finire il potere nelle mani giuste, come dice il titolo. Per questo cercano di scendere a patti con la mafia (è la stagione delle bombe di Firenze, Milano).

Purtroppo questo romanzo non vale un’oncia dell’altro. Mentre Romanzo Criminale era corale, spietato, non banale, questo è solo un fumettone rosa con una trama complottista troppo schematica e una sorpresa finale che arriva telefonata e inutile. Una delusione.

UPDATE: anche Sauro non è molto convinto…

Giorgio Scerbanenco

Giorgio Scerbanenco è considerato il padre del nero italiano. Apprezzato in Italia negli ultimi anni, con autori che si ispirano esplicitamente o meno al suo stile (come Carlotto), Scerbanenco ha scritto tantissimi racconti e romanzi, soprattutto negli anni cinquanta e sessanta, spaziando anche in altri generi come il rosa, la fantascienza e il western. I romanzi più famosi sono quelli del ciclo di Duca Lamberti, medico espulso dall’ordine per aver praticato l’eutanasia. Ho letto Venere Privata e I milanesi ammazzano al Sabato, che fanno parte di questo ciclo. Sono tutti e due romanzi di buona fattura, scritti con uno stile asciutto, misurato, che sembra ricalcare con perizia le lezioni dei maestri francesi e americani (mi viene in mente Jim Thompson).

L’unica nota stonata è l’anacronismo di certe caratterizzazioni, come l’omosessuale invertito infido e depravato che negli anni trenta poteva ancora andare ma nei sessanta della rivoluzione sessuale un po’ meno. Oppure la ricorrenza della tratta delle bianche come il crimine più efferato, o i colpevoli, che hanno nomi da immigrati dal sud, mentre i milanesi sono onesti lavoratori.

FemCamp

Dottore, sono veramente dispiaciuto di non essere stato al FemCamp. Mi sono perso una presentazione sul celopiulunghismo che mi è parsa fantastica su slideshare e doveva essere eccezionale dal vivo. Non ho potuto sperimentare la MysticBeggiNetwork. Non ho potuto assistere all’aggressione verbale a Beggi da parte di alcune scalmanate (aggredire verbalmente Andrea è come picchiare il mahatma Gandhi, puoi farlo, ma lui, con la non violenza, ne esce più forte che prìa). E, soprattutto, non posso sapere con esattezza il numero di patonze ivi radunate.

Calma tutte, stavo scherzando (e questo è proprio il genere di scherzi che non sopportate, eh?).
Tanto più che, se fossi venuto, sarei giunto a rimorchio della Smilza, che, per un attimo, aveva pensato di portare una presentazione su a Bologna. È bastato ricordarle che non ha un blog e, quindi non è una blogger, ed è tornata a più miti consigli.

Dalle ceneri del FemCamp è nata una discussione interessante, iniziata da quell’agente provocatore, sessista, tettista e anche un pochino tennista di Samuele Silva (quello che mette le tette sul banner, quando va bene, quando va male c’è lui nudo) e continuata da pm10, da msadventure, da koolinus, da Gustomela, da Marco e sul blog di Grazia.
E su questo argomento della parità sessuale vorrei dire la mia. Sono convinto che uomini e donne siano intrinsecamente diversi e cercarlo di negare mi pare un pretesa di far prevalere la teoria sulla pratica. Che lo siano per educazione o per genetica, francamente, non me ne frega assolutamente nulla. Lo sono, e basta. Affermare che, per godere degli stessi diritti, per avere le stesse opportunità, avere gli stessi doveri bisogna essere uguali è una semplificazione che non posso accettare.
Per quanto riguarda le opportunità sul lavoro, per mia esperienza personale posso dire che siamo in una situazione che è molto variegata e quindi difficile da interpretare. Alle donne che dicono di essere discriminate possono essere fatti esempi di innumerevoli donne che si sono fatte strada e adombrare il sospetto che, se loro non l’hanno fatto, forse è perché non sono capaci. D’altra parte, negare che vi siano discriminazioni è molto semplicistico.

Quello che non riesco a sopportare, però, sono le lamentazioni a base di non mi possono capire, fanno le battutacce quando ci sono e quando non ci sono, vengo pagata meno di uno che ha le mie stesse responsabilità. Questo perché, se un uomo si mettesse a dirvi le stesse frasi, con le stesse buone ragioni, novantanove su cento voi stesse pensereste: che razza di piagnone!