XTC

All’inizio dell’anno 1982, alla Virgin sanno di avere in mano degli assi da primi posti in classifica. Il nuovo singolo degli XTC, Senses working overtime, è appena uscito e già si sta dirigendo verso le prime posizioni in classifica.
Il gruppo ha delle potenzialità per il grande pubblico, mentre la critica è già tutta ai loro piedi. Per quattro anni, dal 1978, hanno sfornato quattro dischi, di qualità sempre crescente, e ne hanno già pronto un quinto, addirittura un doppio. Nel frattempo hanno ininterrottamente girato il mondo, facendo tour dall’America al Giappone, insieme a Police, Talking Heads e The Cars, acquisendo sempre più audience, nonostante alcuni inconvenienti.
Quello che sanno, oppure fingono di non sapere, è che i frequenti mal di stomaco del leader Andy Partridge, che hanno già causato l’annullamento di molte date, non sono dovuti ad una causa organica, ma alla crescente paranoia per le esibizioni in pubblico.
Dovuta all’incessante circolo vizioso tour-album-tour degli ultimi quattro anni, di cui anche l’altro leader Colin Moulding si è stufato, alle interviste fatte in batteria con giornalisti impreparati, ai club inadatti e di infimo ordine in posti sperduti, alle anonime camere di albergo e all’ennesimo ritardo dell’aereo e anche, forse, al Valium preso in quantità eccessive per stonarsi, non pensare e sopportare.
Però a gennaio è uscito il singolo, a febbraio esce l’album English Settlement e quindi, dicono i boss della casa discografica, bisogna andare in tour. In Europa, mica in Uzbekistan, quindi non si possono trovare scuse.
E così si caricano strumenti e bagagli e si parte. Il 7 marzo c’è la prima data, a Bruxelles. E il 16 Marzo suonano a Genova. Andy Partridge è terrorizzato dalla folla, fitte lancinanti allo stomaco lo costringono ad assumere sempre più valium (ricordate cosa è successo a Kurt Cobain una dozzina d’anni dopo?). Nonostante tutto, il concerto di Genova, al Teatro Massimo, non va male.

Biglietto XTC Genova
Il 18 è in programma il concerto a Parigi a Le Palais. Durerà per i primi 40 secondi di Respectable street, come potete vedere qui sotto.

Andy Partridge non salirà su un palco mai più.
Il grande pubblico, che aveva l’occasione di conoscere uno dei geni più grandi della musica pop, rimarrà fuori da quella magnifica e caleidoscopica esperienza che sono stati gli XTC per tutti i successivi venti anni.
Se volete saperne di più, andate su chalkhills.org, il sito più completo sugli XTC.

Sto con la band

Sto con la bandPamela Des Barres è stata una delle groupie più famose dell’era d’oro del rock, tra sessanta e settanta. Il suo primo libro, Sto con la band, edizioni Castelvecchi, scritto quasi vent’anni fa, parla proprio della sua vita in quel periodo.
Pamela è una ragazzina californiana invaghita degli idoli del rock che riesce ad inserirsi nell’ambiente sfruttando la propria intraprendenza, disibinizione e bellezza.
Comincia con Captain Beefheart che le fa conoscere Frank Zappa, che sarà sempre il suo mentore, oltre all’ideatore del complesso musicale di sole groupies, le GTOs (Girls Together Outrageously).
Poi si catapulta nel bel mezzo della scena californiana, avendo rapporti con Jim Morrison dei Doors, Gram Parsons e Chris Hillman dei Byrds e dei Flying Burrito Brothers.
Anche i gruppi inglesi che arrivano in California fanno la sua conoscenza, in particolare Ray Davies dei Kinks, Keith Moon degli Who, Mick Jagger, Charlie Watts dei Rolling Stones, Noel Redding e Jimi Hendrix degli Experience e Robert Plant e soprattutto Jimmy Page dei Led Zeppelin.
Infine, Pamela trova una certa stabilità sentimentale accanto a Don Johnson e poi, quando lui la pianta per una giovanissima Melanie Griffith, con Michael Des Barres.
Il libro parla di tutte queste avventure, di sesso vissuto in modo molto libero e gioioso, in una sorta di do ut des in cui il corpo e l’adorazione incondizionata viene scambiata con la partecipazione, sia pure di sbieco, a quell’epoca di rinascimento e fermento musicale.
Il mio giudizio sul libro, visto che qualcuno è tanto avventato da chiedermelo, non è positivo. Nella smania di far passare tutto quel sesso come gioia e reciproco godimento senza ferite, la Des Barres perde per strada quello che, secondo me, è il vero punto focale di quell’epoca: la drammaticità dellla contrapposizione tra ideali gioiosi e realtà funesta.
Jimi Hendrix muore nel proprio vomito, come pure John Bonham, e viene liquidato in due righe, Jim Morrison va fuori di testa per non tornare mai più e si dice in sostanza ‘Beh, era diventato un pochino strano e faceva paura a chi gli stava vicino’. Muoiono Gram Parsons, Lowell George, Brian Jones, qualche altro come David Crosby e Keith Moon, diventa ingestibile e autodistruttivo e Pamela continua a girovagare da un backstage ad un altro con un sorriso e una gioia infantile.
A questo punto mi viene da pensare che non ci fosse gran differenza tra loro e le tanto vituperate veline attuali, a parte il fatto, forse non trascurabile, che le groupies erano messe ai margini dalla società del periodo e non fatte un modello da imitare.
Insomma, se si vuole capire un’epoca importante nella formazione del nostro immaginario, forse è meglio rivolgersi a libri come quello di David Hajdu. Mentre, se si vuol vedere quanto molti partecipanti non l’avessero compresa (e non l’hanno capita ancora adesso, forse), si può leggere il libro della Des Barres.

Sleep tonight

You better get some sleep tonight
You better get some sleep tonight
Honey, just warn your friends
You better get some sleep tonight

Eh sì. Eh sì. Lo so che hai tirato su la carretta per tutti questi anni. Mentre io ero via, in giro. A cercare roba, per lo più. Eri davanti a tutti, a prenderti gli applausi, sì, ma anche a tenere insieme il gruppo. A tenerlo insieme. A cercare una direzione, a lasciarti sedurre dalle mode, a seguirle, a dettarle, a fare dischi con materiale di dieci anni prima. E io ero lì dietro di te, in un angolo del palco, a pochi metri ma lontanissimo. Glimmer twinsEro via, ero fuori, mi trattavo bene come mi curavo i denti. Ma avevo la chitarra, i miei riff e soprattutto avevo il gruppo. Lo so che senza il tuo sbatterti mentre ero via non ci sarebbe stato nessun gruppo, ma tant’è.

Poi mi sono tirato fuori. Sono tornato. Magari è stato merito di quell’ordinanza del giudice, oppure merito tuo, oppure del gruppo, cioè ancora merito tuo. E ho ricominciato a vivere, a prendere in mano la mia vita. E anche il gruppo, naturalmente. Piano, piano la mente mi si è liberata.

E adesso, mi dici che vuoi far da solo. Proprio adesso che sono tornato. Che sono lucido. Oppure proprio per questo? Non vuoi che qualcuno discuta la tua linea? E il gruppo? Lo sai che c’è chi è caduto nel fosso dove stavo io prima. Va bene, fai da solo, intanto lo so che non combinerai nulla di buono. Senza di me, senza il gruppo.

Sai che ti dico? Fatti una dormita, Mick.

All you got to do is close your eyes

Sleep tonight è una delle più belle tra le canzoni dei Rolling Stones cantate da Keith Richards. Sta in Dirty Work, dottori, e ne giustifica l’acquisto.