The faulty map that brought Lou Reed to Genoa

Visto il concerto di Lou Reed alla festa nazionale dell’Unità a Genova, domenica scorsa.

Bel concerto con Lou Reed supportato dal fido Mike Rathke alla seconda chitarra e da Fernando Saunders al basso e ai cori.

Nonostante la mancanza di percussioni il rock del trio è stato potente e diretto.

Il repertorio si è basato soprattutto su canzoni tratte da Ecstasy, album del 2000, con l’introduttiva Modern Dance, una tormentata title track e, nei bis, una versione accorciata di Like a Possum.

Power and glory e Magic and Loss (con inserti di you just keep me hangin on!) dall’album omonimo hanno confermato il fatto che la serata sarebbe stata all’insegna delle canzoni meno conosciute e più ostiche (non Metal Machine Music, comunque). Jesus, una preghiera, Guardian Angel, The day John Kennedy die, Dreaming, The blue mask e Why do you talk hanno completato la scaletta.

Nei bis una scontata Satellite of love e una eccitante Sweet Jane.

Ma, dottori, Zuck aveva raggiunto l’apice alla quarta canzone: sono bastati i primi due accordi di Romeo had Juliette.

Dick e Blade Runner

Dottori, non vi pare che Blade runner sia un grande film, ma per niente ‘Dickiano’? E che, per assurdo, l’unica cosa veramente alla Dick sia il finale della prima versione (il ‘lieto fine’) che porta uno stacco netto nella trama, cosa che Dick faceva molto spesso. La bellezza del film, le atmosfere alla noir proiettate nel futuro, sono estranee al romanzo ‘Cacciatore di androidi’.

Dai su, dottori, avviamo il dibattito.

Psychostyling

Dottori, come mai ho l’impressione che quelli che indossano quelle orribili magliette con scritto “Manicomio Criminal”, “De puta madre 69” o “Traficante” abbiano spacciato al massimo qualche chupa chups?

E che quelli che (parentesi genovese) indossano le magliette con scritto “Zena”, “Don’t worry, battitene u belin” siano dei gabibbi paurosi?

Asimov history (parte III)

La prima parte è qui e la seconda qui.

  • Cronache della galassia (Foundation 1951 *****): Prima di morire, Hari Seldon ottiene dall’imperatore di creare una fondazione di enciclopedisti che raccolgano il sapere di tutto l’universo in una grande Enciclopedia Galattica. Gli enciclopedisti vengono confinati ad un capo della galassia, su Terminus, un pianeta che, ben presto, verrà coinvolto dalle lotte centrifughe che inaugureranno la fine dell’impero. In realtà Hari Seldon aveva previsto, mediante la psicostoriografia, la scienza statistica che prevede il futuro, che la piccola Fondazione avrebbe dominato i suoi bellicosi vicini, prima con le armi della suggestione mistica del sapere, poi con quelle del commercio di una tecnologia che, unica tra i vicini barbari, aveva conservato. Ogni crisi viene risolta felicemente e, dopo di essa, una registrazione temporizzata mostra Seldon che spiega come si è usciti dalla crisi, a centinaia di anni dalla sua morte.
  • Il crollo della galassia centrale (Foundation and Empire 1952 *****): Ormai la Fondazione è un pericolo anche per l’impero, in fase di avanzata decadenza, ma ancora in grado di battere con il numero esorbitante delle sue armate. Un generale imperiale Bel Riose cercherà di sconfiggere la Fondazione, ma non ci riuscirà, il perché viene spiegato dal solito ologramma di Hari Seldon. Distrutto l’impero, la Fondazione ha tutta la galassia da conquistare, fiduciosa che Hari Seldon abbia previsto tutto i possibili problemi. Ma non è così, perché nella galassia si affaccia l’hitleriana figura del Mule, un mutante dotato di poteri mentali che può assoggettare a sè ogni volontà, anche quella del suo più grande nemico. L’ologramma di Hari Seldon, apparso anche questa volta, sbaglia clamorosamente previsione e la Fondazione, gettata nello sconforto, cede senza combattere alla armate del Mule. Ora solo la Seconda Fondazione, creata da Seldon all’estremo opposto della galassia, ma tenuta segreta nella sua ubicazione, è l’unica speranza per sconfiggere il telepatico dittatore. Il Mule si getta alla ricerca della Seconda Fondazione, ma, sul punto di scoprirne la posizione, viene sconfitto dall’unica persona che non ha condizionato mentalmente.
  • L’altra faccia della spirale (Second Foundation 1953 ****): La ricerca della Seconda Fondazione da parte del Mule lo porta in una trappola: Seldon ha creato un gruppo di uomini che, coltivando le scienze mentali come gli enciclopedisti avevano coltivato le scienze tecniche, hanno raggiunto anche loro le capacità telepatiche per fronteggiarlo e sconfiggerlo. Così la prima Fondazione può riprendere la sua conquista della galassia, però vorrebbe disfarsi della sua gemella mentale: ci riuscirà?
  • L’orlo della Fondazione (The edge of Foundation 1982 *):Golan Trevize e Janov Pelorat vengono inviati dalla Prima Fondazione a cercare le tracce del pianeta di origine dell’uomo. Si scontrano con l’oratore della Seconda Fondazione Stor Gendibal pensa che la Prima Fondazione abbia un arma segreta in grado di fermare i poteri mentali. Lo scontro finale avviene sul pianeta Gaia, il pianeta organizzato come un unico essere vivente. Toccherà a Trevize, l’uomo che prende la decisione giusta senza avere tutte le informazione a disposizione, decidere se la galassia dovrà evolversi secondo la linea della Prima, della Seconda Fondazione o diventare un unico essere vivente come Gaia.
  • Fondazione e Terra (Foundation and Earth 1983 **): Presa la sua decisione, Trevize vuole capire se veramente ci ha azzeccato e, quindi, si mette, insieme a Pelorat e a Bliss, una donna di Gaia, alla ricerca della Terra, il pianeta di origine dell’uomo. Dopo aver visitato Aurora, ridotta ad un ammasso di rovine, e Solaria, dove si aggiunge a loro Fallom, un piccolo ermafrodita dai poteri immensi, giungono su una Terra radioattiva e senza la minima traccia di vita. Ma una sorpresa li attende poco distante.
  • I primi tre romanzi del ciclo della Fondazione formano un tuttuno compatto che affascina per inventiva e capacità di mantenere alta la suspense (forse l’ultima parte del terzo è lievemente inferiore agli altri). Sono il risultato dell’accorpamento di una serie di racconti lunghi il cui svolgimento il giovane Asimov discusse con l’editore Campbell, prendendo spunto dal tomo di storia settecentesco Declino e caduta dell’Impero Romano di Gibbon. Gli altri due, francamente, sarebbe meglio non fossero stati scritti, sono prolissi, sfruttano fino a raschiare il fondo del barile il tema del viaggio alla ricerca della verità e sfociano in una trovata che abbandona la fiducia nella scienza (la psicostoria) e abbraccia una sorta di panteismo (Galaxia, bah!).