Blogbabel, i calici e la meccanica quantistica

Da un po’ di tempo, per tutto un complesso di cose, posto poco, e quel poco non è nemmeno farina del mio sacco (sono le buffe uscite di Pìgua e Badòn). Quindi, come è logico, sono sceso gradualmente dal posto 300 al 1200 della classifica di Blogbabel. Questo, per me, era una conferma di quanto i criteri di quella classifica fossero corretti.
Però, nell’intorno del Natale, ho notato che, sorprendentemente, il mio blog era risalito di varie centinaia di posizioni, pur non avendo scritto quasi niente. Era tutto merito, o colpa, di una ASCII art con calici che conteneva link a svariate centinaia di blog, tra cui il mio. Logicamente, il proliferare di questa ASCII art aveva avuto la conseguenza di spingere in alto su Blogbabel i blog linkati.
Fermiamoci un attimo qui e riflettiamo: cosa vogliamo che registri la classifica di blogbabel?
La bontà dei blog. E su questo possiamo essere tutti d’accordo. Cosa intendiamo per bontà? Blogbabel dice che la bontà di un blog equivale alla sua capacità di attivare discussioni. Questo è un punto opinabile, ma, essendo per Blogbabel, come si dice, un postulato, se non si è d’accordo ci si deve rivolgere ad un altra geometria e ad altre metriche.
Dato questo postulato, è chiaro che, a questo punto della storia, quelli di Blogbabel si sono accorti che la loro classifica non misurava più quello che volevano. Hanno deciso per la cosa più drastica: hanno eliminato i post con i calici (e quelli similari) dalla loro base per calcolare la classifica. Lo hanno fatto con una certa acrimonia, come se chi avesse postato calici l’avesse fatto per fregarli e che postare calici ASCII sia una pratica turpe e indegna per chi abita la blogsfera. Da qui una serie di polemiche, flame, post ironici, vaneggiamenti e idee geniali. Quindi una bella discussione, di quelle che piacciono tanto a Blogbabel.
Qui finisce la storia e cominciano le riflessioni:
Punto primo. Blogbabel si propone di monitorare le discussioni in rete e ha studiato un algoritmo che dovrebbe soddisfare questa esigenza. E quindi analizza solo i link nei post e non i blogroll, ad esempio. Dà una data di scadenza ai link. Penalizza i blog che non postano da più di un mese. Utilizza degli editor per scremare i blog veri dagli aggregatori automatici. E così via. L’algoritmo viene ritarato ogni volta che si dimostra fallace in qualche occasione.
Punto secondo. Le classifiche sono croce e delizia per blogbabel. Croce perché fonte inesauribile di discussioni, competitività e, purtroppo, di imbrogli. Delizia perché, senza la classifica, blogbabel perderebbe molto del suo appeal, almeno presso la blogsfera nazional popolare.
Conclusione. Blogbabel non può sottrarsi alla grande legge che la meccanica quantistica ci ha insegnato: ogni misura non può evitare di perturbare lo stato degli oggetti misurati. E così, inevitabilmente, la blogsfera reagisce ai propri misuratori, adattandosi alle regole dettate dagli editor di blogbabel.

NoCamp

Sole sul mareEcco uno splendido scorcio di Vercelli, piazza Cavour, luogo del NoCamp, il BarCamp più non-partecipato del mondo. A breve, post riassuntivi dei blogger che non hanno partecipato, non-servizi sui più importanti quotidiani e sulle reti nazionali.
A proposito, buon compleanno a Matteo e Luca e buon non-compleanno a tutti gli altri!

Mappa o non mappa

Tony Siino fa un passo avanti nell’analisi della blogsfera italiana iniziata da Blogitalia e continuata dalla mappa di Blogbabel. In questo interessantissimo post pone le basi per una seria analisi statistica dell’oggetto. Consiglio a tutti di leggerlo, è chiaro anche se gli argomenti possono essere un pochino ostici.
Di seguito le mie considerazioni.
Prima di tutto bisogna stabilire qual è l’oggetto del nostro indagare, e già a questo punto le divergenze tra le varie posizioni sono abbastanza marcate.
Possiamo identificarne alcune, secondo cui l’oggetto potrebbe essere:

  • Nessuno si senta escluso: posizione a cui si può annoverare Blogitalia, che aspira a totalizzare e raggiungere quanti più blog, senza apportare giudizi di merito.
  • La grande discussione globale: posizione a cui si può condurre Blogbabel, che investiga e premia i blog che generano discussioni o le portano avanti.
  • Solo i blog di qualità: tutte quelle selezioni che si pongono di classificare i blog che abbiano qualità, evidenziandoli rispetto al mare magnum della blogsfera, molto spesso disprezzato, un esempio potrebbe essere quello dei Macchianera Awards.

Schematicamente, i tre approcci si differenziano per la definizione via via sempre più escludente che danno dell’oggetto blog. Si parte dal blog è chi si definisce blog del primo a blog è quello che dico io e più non dimandare dell’ultimo.
Tutti hanno ragione e torto allo stesso tempo, secondo me. Basta stabilire lo scopo della nostra indagine: cosa vogliamo approfondire? Se si ha chiaro questo punto, ciascun tipo di analisi avrà una sua validità.
Il metodo di indagine che propone Tony, una sorta di mappatura network based bilanciata per tenere conto del fatto che il campione non è casuale, è molto interessante, anche se, come lui stesso ammette, potrebbe non portare a conclusioni statisticamente probanti. Di certo, un tentativo di questo genere va fatto.
Avendo chiari gli obbiettivi, naturalmente.

Cos’è un blog?

Cosa sono i blog, mi chiedi? E perché sono così importanti?
Perché nei blog c’è l’uomo.
E dall’umanità tutta insieme nasce il progresso, non solo dalle menti degli eletti.
E perché mai dovresti aprire un blog?
Prima dei blog, dovevi andare, con la tua cassetta sottobraccio, fino a Londra, allo speakers’ corner, aspettare il tuo turno e dire la tua.
Oppure, dissipare metà del tuo magro stipendio sdraiato su un comodo lettino a raccontare la tua vita ad uno che, fingendo di prendere appunti, pensava alle rate per il suo yacht.
O ancora, diffondere via posta magazine ciclostilati su carta riciclata per i fan di dark metal pop trash underground rock ucraino.
O mandare le tue poesie alla casa editrice che le avrebbe pubblicate solo in cambio dell’acquisto da parte tua dell’intera tiratura.
O inviare puntualissime lettere al direttore del quotidiano che compravi solo per vedere il tuo nomecognome scritto sulle pagine odorose di stampa fresca.
O vergare pagine su pagine, con la penna preferita, del tuo diario segreto, sperando che qualcuno le scoprisse e, ammaliato dal sentimento trasudante, le diffondesse al mondo.
O stressare il tuo gruppo di amici su quanto sia figo il cinema bulgaro di derivazione lapponica.
O mettere annunci sulle ultime pagine di periodici equivoci alla ricerca dell’anima gemella che condividesse con te il feticismo della cistifellea.
Adesso no, puoi fare tutto questo con il tuo blog! Senza chiedere niente a nessuno!
Bello, mi dirai tu, e con questo?
Bello, ti rispondo io, è proprio questo il punto: dall’unione di milioni di patologici insoddisfatti escono le idee, i pensieri e financo (financo?) le verità sul mondo.
È quello che chiamiamo progresso, bellezza.