The games of Brixton…

The games of Brixton
What’s your number? dei Cypress hill è un rap sulle note di The guns of brixton, unica
canzone di London Calling cantata dal bassista Paul Simonon. Adesso, una domandina, c’era un’ altra canzone che sfruttava quel famoso giro di basso,
ma, dottori, Zuck non se la ricorda. Mi dareste un aiuto?
In cambio vi do la soluzione, ottenuta con sotterfugi, del giochino
proposto da Solitaire.

GE NOVA 04 Capitale …

GE NOVA 04 Capitale della cultura europea
La nostra intenzione, dico, era di prendere il treno e andarci a spaparanzare su
una spiaggia della nostra riviera a prendere il primo sole primaverile.
Ma, visto che stamattina pioveva a dirotto, abbiamo deciso di farci una dose di
cultura andando a Villa Croce a vedere una mostra su Joseph
Beuys
, Disegni oggetti stampe. 1948-1985.
Così. io, la Smilza e il
piccolo Badòn abbiamo affrontato il diluvio per inaugurare il nostro anno della
cultura europea.
La mostra verteva soprattutto sui disegni dell’artista:
scarabocchi a matita su fogli raccattati qua e là, che hanno fatto la gioia del
piccolo Badòn che ha voluto vederli tutti più volte. Ad ogni disegno, zuck si
chiedeva il significato artistico dell’opera, e, non trovandolo,
chiedeva:
“Cosa c’è disegnato qui, piccino?” – si rivolgeva al
piccolo, in cerca di chiarimenti
“Bimbo butto1 – era
l’immancabile risposta del piccolo critico d’arte.
Forse Beuys ha fatto le
cose più importanti con le performance, di cui vi erano alcune testimonianze
filmate, ma a zuck e alla Smilza la grandezza dell’artista è parsa
incomprensibile.
A Badòn no, tutto gli ricordava i suoi disegni con le matite
Giotto, con una unica differenza:
“Foio gande2

1Bambino dall’aspetto non esteticamente
apprezzabile
2Il materiale su cui l’artista ha posto in essere la
sua ispirazione ha dimensioni inusuali, più estese di quelle abituali

Moondance di Van Mor…

Moondance di Van Morrison

Questo qui accanto è l’autore di Moondance, non è un affettato damerino che fa lo swing come se ti servisse al tavolo un acqua minerale (eh sì mister Bublé sto parlando proprio di te!).
È un ragazzo che, iniziata la carriera musicale con i Them (quei giovani arrabbiati) in piena era beat, si è staccato dal suo gruppo, a cui aveva
già regalato pezzi che avrebbero già assicurato l’immortalità a chiunque come Gloria (è di Van non di Jim, quante volte glielo devo ripetere dottore?), Here comes the night e
Baby please don’t go (vabbe’ non è sua, ma tant’è), ha iniziato la carriera solista sfornando un singolo di grande successo come Brown eyed girl (Julia che si prova dei vestiti
in non so quale film).
E quando tutti i discografici erano lì ad aspettare il debutto a 33 giri della nuova gallina dalle uova d’oro che ha appena firmato un sontuoso contratto,
il nostro si chiude in studio con l’obbiettivo di costruire un ponte tra il jazz, il blues e il flusso di coscienza Joyciano. E dopo due giorni ne esce con
Astral Weeks, un disco difficile, 8 canzoni di cui 5 superano i cinque minuti, con nessuna in cui si possa identificare un ritornello, ma
onnipresente nelle classifiche dei dischi più belli di tutti i tempi.
Non presente però, nelle classifiche dei dischi più venduti.
Correva l’anno 1968 e il rosso irlandese dalla voce potente sapeva di avere inciso qualcosa che sarebbe rimasto nella storia, ma sapeva
anche di dover onorare le aspettative di successo che tutti avevano su di lui. È da questa volontà che nasce nel 1970 Moondance (il 33 giri)
magnifico come il precedente ma molto più accessibile alle grandi platee.
Si inizia con Stoned me ballata rock-soul che traccia la via (con quei sax che la colorano) che molti alfieri dell’easy-listening seguiranno, per tutta la carriera, però.

Si prosegue con la titletrack, Moondance. Sì, dottore, è swing, ma è sporcato di birra, bourbon, la voce di Van accarezza e schiaffeggia,
è sicura ma implora, se apprezza la versione che circola nelle radio non corra a comprare l’originale, non se lo merita, dottore.
Ecco che si giunge a Crazy love, dolce e sensuale, densa di cori femminili.
“Turn on the radio” dice in Caravan, la canzone rock dal finale perfetto, che nessuno può evitare di cantare.
E si termina con Into the mystic in cui è l’anima a cantare, riportandoci alle brume del disco precedente.
Dottore, ha appena ascoltato la più bella facciata A di un disco rock, e non lo dice solo zuck.
La seconda facciata è in leggero declino, ma ogni canzone in essa avrebbe fatto la fortuna di qualsiasi disco che non fosse questo:
le danze di Come running, la mille variazioni dei ritornelli di These dreams of you, la dolcezza dei cori di Brand new day,
i neoceltici flauti (dove siete Hothouse flowers?) di Everyone, il vivace commiato di Glad tidings.
Capolavoro.
La carriera di Van Morrison ci ha regalato altre innumerevoli perle come Jackie Wilson said, Domino, Wild night, ma ho altro da fare, sta arrivando il finale di Caravan:

NA NA NA NANANANÀ NANANANÀ…

Tradimento !!! …

Tradimento !!!
Dopo aver aperto l’impervia strada della migrazione, combattuto per un anno solo contro tutti, ieri, sopraffatto da applicazioni non compatibili, assediato da gruppi di lavoro Microsoft-dipendenti, Poldo
ha codardamente alzato bandiera bianca: ha masterizzato il proprio pc, uccidendo una Slackware linux
quasi perfetta per fare posto ad un misero Windows XP.
E Zuck rimane solo a difendersi, con una
Debian GNU-Linux.

Triste, solitario y …

Triste, solitario y final di Osvaldo Soriano (1974)

Un vecchio e imbolsito Philip Marlowe riceve la visita di Stan Laurel, che lo incarica di scoprire come mai
non viene più proposta nessuna parte a lui e a Oliver Hardy. Qualche anno dopo,Marlowe si imbatte nello scrittore Osvaldo Soriano, intenzionato a scrivere una
biografia dei due comici. Insieme cercheranno di scoprire la verità sulla fine immeritata fatta dal più grande duo comico di Hollywood.
Soriano ha scritto il migliore romanzo di Marlowe da Il lungo addio (la Sorellina, Ancora una notte e Poodle Springs sono inferiori),
superando in ironia, disillusione e pessimismo perfino lo stesso Chandler. Il tutto per mostrare come, dietro lo splendore degli studios,
si nasconda una storia di sfruttamento del talento e di abbandono di artisti non più cofacenti al gusto delle major.
Dietro il grande sogno americano si nasconde una mondo di meschinità, simboleggiato da John Wayne (che diede l’ultima parte a Ollie)
e il suo staff, da Dick van Dyke che commisionò una biografia falsa di Stan che, mentendo, lo descriveva ricco e soddisfatto alla fine
della sua vita. Il tutto culmina nella serata degli Oscar in cui deve essere assegnato il premio alla carriera a Charlie Chaplin, mandata all’aria
dallo scrittore e dal detective che tentano, inoltre, di sventare un tentativo di rapimento del comico.
Misto di elegia e parodia è assolutamente da leggere, dottore.

Dalla introduzione dell’edizione Tascabili Einaudi del 1991: – Ma Soriano -giornalista dell’argentino La Opiniòn-ribadisce che Timerman
aveva una teoria e che la dichiarò nel corso del feroce interrogatorio a cui lo sottopose il generale Camps: “Occorrono i migliori giornalisti
di sinistra per fare un buon quotidiano di destra”.

Beh, dottore, si può applicare la stessa definizione al Foglio, vero?